Story-driven: guidati dal racconto

07.11.2022

Il mese scorso ragionavo sul fatto che la gran parte dei titoli che vi ho proposto in questi anni di presenza sui social hanno un elemento in comune, che trascende gameplay e genere. Questo elemento in comune è la presenza di una preponderante componente narrativa, che rende questi videogiochi story-driven, letteralmente "guidati dalla storia". Sono d'accordo con chi ritiene che questo elemento non sia un genere di classificazione dei videogiochi, bensì una meccanica specifica, una caratteristica di design. E ritengo, come molti, che i titoli dalla forte narrazione parlino dritti al cuore di un pubblico che voglia essere coinvolto più sul piano emotivo che su quello fisico.

Questo aspetto è, a mio parere, cruciale anche nel dibattito da me accennato parlando di As Dusk Falls nel precedente articolo, cioè nel dibattito che sempre più accaniti vede da una parte coloro i quali ritengono che il videogame debba coinvolgere il pubblico a 360°, bilanciando gameplay a narrazione, e coloro che ritengono che anche un titolo prevalentemente narrativo sia coinvolgente, e che dunque la si debba smettere di accusare questi ultimi di essere più cinematografici che ludici, come se fosse una colpa.

Tuttavia, non si può neanche mettere tutti i titoli story-driven in un unico calderone! Questo perché, sebbene si associno a questa caratteristica generi come visual novel e avventure grafiche, la narrazione ha grande rilevanza in una ricca varietà di generi, come gli RPG, JRPG e i giochi più squisitamente d'avventura e d'azione.

Inoltre, non possiamo neanche dire che tutto si fermi alla narrazione principale.
Si prenda come esempio la stupenda saga di The Witcher, action RPG sviluppato da CD Project RED, in tre capitoli (il primo uscito nel 2007, il secondo nel 2011 e il terzo nel 2015...e di recente, ad Ottobre 2022, è stato annunciato un remake in Unreal Engine 5 la cui data di uscita non è ancora stata resa nota). Questa saga segue le vicende dello strigo Geralt di Rivia, ambientate negli stessi luoghi che hanno dato vita al personaggio nella omonima saga letteraria, pubblicata in più volumi da Andrej Sapkowski. Sebbene questo titolo sia story-driven, il gameplay è assolutamente centrale come in ogni buon action e lo sviluppo del personaggio è curato come di consueto accade in un gioco di ruolo. Ma il punto è che si è di fronte ad una trama assolutamente non lineare, il che vuol dire che accanto alla narrazione principale esiste un ecosistema di second quests di durata spesso significativa e di minigiochi che arricchiscono il viaggio, rendendolo articolato e avvincente.

Diverso è il caso della saga JRPG di Final Fantasy (ne ho giocati diversi, e si può dire sia la serie videoludica che mi ha avvicinata maggiormente al mondo del gaming in preadolescenza e adolescenza: ho giocato Final Fantasy I, II, VIII, IX, X, X-2, FFVII Dirge of Cerberus, FFXII... so che FFVII e FFVI sono due grandissime lacune personali, perdonatemi), nata nel 1987 grazie alla SquareSoft, ora Square Enix. È un caso differente dal momento che alla narrazione principale si affiancano minigiochi e second quests di entità minore, sia in termini di effetti sulla campagna principale sia in termini di ore di gioco. C'è dunque, al contrario che in The Witcher, una maggiore linearità. Ovviamente è sempre doveroso precisare che le due serie hanno una diversa storia e longevità e che si sono evolute moltissimo nell'arco degli anni.

In entrambi i titoli, The Witcher e Final Fantasy, si assiste ad eventi emozionanti, intriganti e ben bilanciati da gameplay ricchi e sfidanti (va detto che i sistemi di combattimento sono cambiati nel corso delle due serie). L'azione di gioco lascia spazio a momenti di riflessione carichi di emozione (vogliamo parlare dell'epilogo di Final Fantasy X?) e ci sono dialoghi ben strutturati. Le opzioni di dialogo, soprattutto nel caso di the Witcher, possono davvero modificare l'andamento della narrazione, aumentando la partecipazione del giocatore alla costruzione del racconto. Parliamo ovviamente di due rappresentanti molto diversi del mondo del gdr, ma il livello di coinvolgimento e di immersione non sono del tutto differenti, data la mole di eventi, ambientazioni, personaggi che si è chiamati a conoscere.

Passiamo oltre, perché mi piacerebbe richiamare alla vostra memoria un altro RPG davvero intrigante: Shadowrun Returns (che ho giocato per PC ma che trovate ormai da un po' anche sul GamePass per console), franchise riportato in auge attraverso una campagna di crowdfunding su Kickstarter, sviluppato da Harebrained Schemes e pubblicato nel 2013. Trattasi di un RPG tattico di ambientazione cyberpunk assolutamente da recuperare. Si è di fronte ad un titolo linearissimo, per un'esperienza di gioco di durata relativamente breve. L'assenza di campagne secondarie si sente e come, ma è un difetto che si perdona per la cura delle ambientazioni e dei dialoghi (sfortunatamente solo in lingua inglese), lunghi e succosi, ben realizzati per gli amanti del genere. Tra l'altro c'è una componente investigativa centrale per la risoluzione della trama, e avrei voluto parlarvi di questo titolo già tempo fa, proprio per il mio post a tema "thriller" videoludici.

Ancora, e restando in un futuro distopico, vi suggerisco di dare un'occhiata ad un titolo del tutto differente dai precedenti intitolato Mind Scanners, sviluppato da The Outer Zone e pubblicato nel 2021. Si tratta di una simulazione che rievoca le atmosfere di Papers, Please del 2019 (praticamente impossibile non notare un parallelismo). Si tratta di un titolo story-driven, lineare, con un gameplay molto semplice e forse - alla lunga - un po' ripetitivo, ma che riesce ad attivare il nostro intuito, la nostra capacità di compiere scelte e valutare gli aspetti di ogni scelta secondo logica o emotività. Questo grazie ad una storia che mette al centro non solo la lotta fra bene e male, come spesso accade, ma anche la nostra volontà di scendere a compromessi per una giusta causa. Non è immediato comprendere come svolgere il ruolo a cui si è chiamati, motivo per cui è un titolo basato sul sistema try and error.

Concludo la proposta ludica con Keep In Mind: Remastered, una brevissima avventura (della durata di cerca 20 minuti) pubblicata nel 2018 e sviluppata da Akupara Games. Qui la narrazione è sia cuore che forma. Poche battute, un'atmosfera onirica. Il tema può essere un trigger per alcune persone, per cui vi consiglio comunque di informarvi prima di giocarlo, ma occorre anche precisare che ognuno di noi può interpretare in modo differente un certo racconto sulla base del vissuto personale. In ogni caso, come in un cerchio, la trama è inizio e fine e il gameplay praticamente risulta inesistente. Da precisare che i profitti di questo videogioco (il cui prezzo è irrisorio) sono destinati all'ente Child's Play, che si occupa di donare giochi ai bambini in situazioni di fragilità.

Da un punto di vista esclusivamente educativo, mettersi alla prova con titoli dalla forte componente narrativa - al di là di un risicato o ben equilibrato gameplay - è estremamente utile per diversi motivi. In primo luogo, è come leggere un libro o vedere un film con la differenza che si è chiamati a compiere scelte che possono condizionare l'andamento della storia e che interagiamo direttamente con gli artefatti che arricchiscono l'ambiente di gioco. Sono dunque storie interattive che pongono il giocatore in un ruolo attivo. Inoltre, i titoli story-driven proprio a fronte dell'importanza della narrazione sono emozionanti, coinvolgenti anche solo sul piano emotivo. Ci si affeziona ai personaggi, che quasi sempre risultano ben caratterizzati e che contribuiamo a far crescere (soprattutto negli RPG). Li vediamo interagire in preziosi dialoghi con npc o personaggi secondari, e spesso rispondiamo secondo ciò che riteniamo più conveniente, o più giusto, rispetto alla nostra morale o magari secondo mero opportunismo. In ogni caso, molto dipenderà dalle nostre azioni: non parlo necessariamente dell'epilogo della storia ma anche semplicemente di alleanze che si possono costruire o distruggere. Sentiamo tristezza se un compagno di squadra muore in un'azione eroica. Sentiamo empatia verso personaggi con una storia difficile alle spalle (chi non ricorda Vivi in FFIX?!).
Insomma, i titoli story-driven sono una palestra per la nostra capacità di emozionarci e di metterci nei panni degli altri. Veniamo trascinati dalla storia attraverso mondi nuovi, spesso largamente esplorabili (come in The Witcher 3: Wild Hunt), altre volte solo immaginabili grazie alle parole dei personaggi che incrociano il nostro cammino (come in Mind Scanners).

Un videogioco story-driven è la quintessenza di ciò che possiamo definire opera d'arte interattiva, che si propone di creare cultura, attraverso la trattazione di temi anche molto delicati (proprio come in Keep In Mind: Remastered). Il videogioco, attraverso le storie che racconta, si fa portatore di significati.

Ditemi cosa ne pensate!
Qual è il vostro gioco story-driven preferito?

Angela  

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