L'unico tempo che conta e qualche eccezione
Ho deciso di scrivere un breve intervento, che si colloca a metà strada tra la Mindfulness e lo sviluppo personale, in merito al rapporto tra presente e passato.
Leggendo maestri come Thich Nhat Hahn o Eckhart Tolle si ragiona spesso sulle coordinate spazio-temporali che dominano la nostra mente: passato, presente e futuro. In realtà, l'unico tempo che esiste, cioè il tempo di cui possiamo davvero fare esperienza è il presente.
Citerò adesso un paio di passaggi interessanti tratti da "Il potere di Adesso" di Tolle:
La tua vita è adesso.
La tua situazione esistenziale è creata dalla mente.
Semplificando, noi siamo artefici dei pensieri che trasformiamo in problemi. I problemi, quelli che non ci sono ancora e che magari mai ci saranno, rappresentano un ostacolo alla capacità di vivere il momento presente. Questi pensieri possono derivare dal passato, come preoccupazione che un evento avverso si ripeta. Oppure possono derivare dal futuro, come paura che qualcosa che non c'è ancora e che non c'è mai stata si presenti prima o poi.
Occorre lasciare andare il concetto di tempo, inteso come passato e futuro, secondo questo ragionamento. Occorre ragionare solo su quello che sta accadendo in questo istante. In questo istante che problema c'è? Quello conta.
"Un giorno ce la farò". Il tuo obiettivo assorbe gran parte della tua attenzione al punto che riduci il presente a un mezzo per un fine?
Anche questo estratto è molto significativo. Ci pensate mai a quante volte ci ripromettiamo di fare qualcosa e quel momento non è mai adesso? In primo luogo è un gran peccato, perché aspettare in eterno il momento giusto vuol dire potenzialmente non iniziare mai. In secondo luogo, si riduce davvero il presente ad un momento preparatorio per un tempo che neanche esiste.

Esiste però un'eccezione a questo modo di vivere l'esistenza? Da un punto di vista educativo si tende ormai a sostenere - pressochè all'unanimità - che errare sia parte del processo di crescita e formazione umana. Non si può negare che ciò che siamo sia in parte frutto della nostra risposta ad eventi accaduti e alla modalità scelta per adattarsi alla realtà, a seguito di quegli eventi. Una parte di noi discende dunque dal nostro passato. Bisogna però evitare di identificarci con quel passato e provare ad usarlo in modo pratico e funzionale.
Non si deve dunque vivere nel passato, bensì ricordare a noi stessi che quanto ci è accaduto è stato superato. Occorre meditare su chi siamo, sulla nostra forza interiore, sulla pelle fortificata dalle tempeste che ha incontrato.
L'unico tempo che conta è il presente. Tenere a mente i successi conseguiti, le difficoltà superate, i traguardi raggiunti è l'unica cosa che serve del pesante bagaglio che è il passato. Non a caso, si consiglia spesso di circondarsi di elementi visivi che rievochino certe esperienze, come fotografie o attestati.
Vivere nel presente e lasciare il passato dov'è vuol dire anche provare a rinunciare a sentimenti di rancore associati a persone o esperienze.
In merito al futuro c'è ancora meno da dire. Il futuro semplicemente non è qui e ora.
Tutto quello che potenzialmente può accadere dipende in larga parte dal presente. Un presente vissuto nell'attesa e nell'inerzia è un tempo sprecato e di certo non si traduce nel futuro pieno che vi aspettate. Se c'è qualcosa che vorreste fare, non aspettare un domani non ben identificato. Agite ora.