La mia esperienza come utente nelle community di Twitch

31.10.2021

Nel 2018 mi trovavo in Ungheria, come volontaria in un centro di aggregazione giovanile (e organizzazione per la Cultura nella città di Kecskemét). La mia esperienza con i videogiochi era stata fino a quel momento molto personale e vissuta comunque in pochi ritagli di tempo libero, senza particolare attenzione o dedizione. Mi si poteva descrivere come "casual gamer", nonostante avessi già alle spalle significative e profonde esperienze di gioco (penso all'impatto che ha avuto su di me la saga di Final Fantasy, di cui avevo già giocato molti capitoli, ad esempio).
Avevo già un profilo Steam, un fidato portatile per lavorare e che all'occorrenza diventava piattaforma di gioco, e molto tempo libero. 

Sapete, essere volontaria mi consentiva di muovermi con una certa libertà, ma anche di socializzare molto. Al centro presso cui lavoravo avevo iniziato a chiacchierare con alcuni giovani adolescenti. Non crediate però che suscitassi particolare interesse. Le cose iniziarono a cambiare quando casualmente fui beccata a giocare, e non ricordo neanche cosa.

Capii che i videogiochi potevano essere un mezzo per entrare in contatto con i giovani, per conoscere meglio la loro realtà, per parlare il loro linguaggio. Non immaginando che potesse accadere, mi sono ritrovata a vagare alla ricerca di piattaforme che potessero aiutarmi a "imparare" di più sul mondo videoludico. All'epoca ero già cliente Amazon Prime, e il gioco fu presto fatto. Scoprii Twitch, e mi tenne compagnia per quell'anno e oltre.

Vengo al punto...

Twitch è stato acquisito da Amazon il 25 Agosto 2014 alla cifra mostruosa di 970 milioni di dollari. La piattaforma aveva già iniziato a sperimentare nuovi format rispetto a quelli dedicati al videogames, spaziando da esibizioni musicali o artistiche in diretta a semplici "just chatting". Nel 2016 fu introdotto il sistema dei "bits", una sorta di valuta propria di Twitch (da affiancare alle donazioni dei followers più affezionati). Inoltre, a chi è abbonato ad Amazon Prime è consentito ogni mese supportare lo streamer preferito gratuitamente attraverso il proprio abbonamento.

Il mio arrivo su Twitch, alimentato dallo spirito avventuroso dell'educatore che vuole parlare la stessa lingua degli educandi per svecchiare la propria immagine e capirli meglio, si trasformò nel giro di poco tempo in una permanenza consapevole all'interno di alcune community (una in particolare... se siete curiosi, chiedetemi tramite messaggio privato su Instagram!). Perché?
Arrivata in Ungheria da pochi mesi, mi capitava di tanto in tanto di sentire nostalgia della mia lingua, degli italiani, di un gruppo con interessi simili ai miei.
Seguire alcune live mi fece sentire presto parte di una comunità, con la quale ridere, scherzare, confrontarsi rispettosamente. Infatti, le community sono regolate all'interno della chat da moderatori che possono - consensualmente al parere dello streamer - ammonire comportamenti irrispettosi, arrivando addirittura al ban, una sorta di espulsione dal campo. Sono dunque community con norme sociali precise. Non si può fare quel che si vuole.
Lo streamer instaura con i follower un rapporto di:

- responsabilità: poiché è sua cura portare sulla piattaforma un contenuto in linea con gli interessi e i bisogni della community;

- dipendenza: intendiamoci, in senso buono. La community, al pari dell'azienda stessa, è un datore di lavoro. A scarsi contenuti o ad assenze prolungate possono seguire disaffezione e minori donazioni, che possono minare la stabilità del canale.

Cosa è accaduto con l'arrivo del Covid19?


Trovo un parallelismo piuttosto scontato tra quanto accaduto a me, giovane volontaria all'estero, e quanto accaduto con i lockdown conseguenti alla pandemia da Covid19. Il pubblico approdato sulle piattaforme di streaming, tra cui Twitch, è aumentato esponenzialmente. Twitch ha dalla sua l'essere non solo un social media ma anche un network che ha quindi contribuito a soddisfare dei bisogni altrimenti lasciati insoddisfatti dalla quarantena: Hamilton (e al. 2014) parla di questi social come "terzi luoghi", che creano dibattito e  portano a stabilite legami, seppur digitali. I giovani avevano bisogno di questo: confronto, supporto, socialità, divertimento.

La mia esperienza con Twitch è stata dunque interessante su due fronti diversi: ho in effetti acquisito nuove conoscenze in campo videoludico, ma ho anche conosciuto una nuova realtà, fatta di persone molto diverse confluite su quei canali per passioni comuni, e non solo per senso di solitudine. Le community non sono un mero contenitore di isolamento sociale, e anzi possono permettere ad idee e informazioni di circolare in una sorta di brainstorming online. Come sempre, ciò che è importante ricordare è che le due realtà che sperimentiamo, quella online e quella offline, devono doverosamente convivere, senza che quella virtuale sovrasti l'altra.

Serve cioè utilizzare le occasioni di incontro online come uno strumento attraverso cui dare slancio ad alcuni sani dibattiti e attraverso cui conoscere altro da ciò che quotidinamente viviamo. 

Fonti:

https://www.tomshw.it/videogioco/videogiochi-al-tempo-del-lockdown-come-ci-aiuta-la-video-game-therapy/

https://sociologicamente.it/twitch-scopriamone-il-potenziale-socio-culturale/

Sartori e al., Una pedagogia digitale in risposta ad una emergenza educativa: analisi di una prima esperienza, in Educare.it Lavoro Sociale (rivista on line - ISSN: 2039-943X) - Vol. 21, n. 4 - Aprile 2021

Teso A., Neotribalismo nella cultura partecipativa online. Il caso Twitch.tv, 2020

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