#HRE: educare alla democrazia

07.01.2021

Quello che sta accadendo negli Stati Uniti d'America, a Capitol Hill, raggela il sangue, e non soltanto a causa dei quattro morti e dei tredici feriti. 

Mi ha colpita assistere indirettamente all'atto di distruggere delle finestre per accedere al palazzo. Sembrava quasi di assistere ad un'effrazione finalizzata al furto, ed effettivamente si è registrato qualcosa di simile, su un piano puramente metaforico. In quel momento si è ufficializzata la volontà di privare il Congresso del principio su cui la sua stessa attività si regge: la democrazia. I manifestanti hanno - senza forse realizzarlo - colpito se stessi attraverso quell'atto di forza.

Tralasciando le dinamiche politiche in atto negli States in questo momento, da attivista dei diritti umani e appassionata di politica, nonché studentessa di Scienze dell'Educazione, non posso che riflettere sull'assoluta emergenza educativa che caratterizza il nostro tempo. Si parla spesso di educazione ai diritti umani, ma nei dibattiti e nelle conversazioni quotidiane vedo spesso mancare un aspetto fondamentale: la capacità, in primo luogo, di vivere insieme, condividere esperienze ed esperire luoghi e situazioni. 

Inoltre, prima ancora manca la capacità di ascoltarsi, di parlare con rispetto, senza per forza dover alzare la voce.

Mi chiedo, dunque, se stiamo facendo un buon lavoro nello svolgere la nostra azione educativa, non solo a scuola, ma nelle case, attraverso i media, nell'uso quotidiano degli strumenti di comunicazione.

Penso, con rispetto profondo, al pensiero di uno dei padri dell'attivismo, John Dewey, il quale vedeva nella scuola lo strumento di punta per una sana esperienza del mondo, degli eventi e delle persone. La sua idea era che le agenzie educative, in primis scolastiche, avessero il compito di educare alla democrazia, intesa come capacità di socializzare in modo sano e cioè rispettoso di sé e degli altri. Inoltre, fondamentale era tenere uniti ciò che accadeva all'interno della scuola con ciò che avveniva fuori, perché la scuola potesse farsi strumento di analisi e lettura della realtà in tutta la sua complessità.

Non comprendere i basilari meccanismi del vivere insieme, non riuscire a distinguere fra un sano diritto al dissenso e l'istigazione verbale a forme di violenza deve essere uno dei motivi di preoccupazione per le democrazie di oggi. E' evidente che manchi una capacità di lettura e riflessione sulle questioni che ci riguardano da vicino

Sebbene si possa sempre essere spinti da una volontà di migliorare se stessi, resto convinta che il lavoro culturale più importante vada attuato insieme ai giovani e ai bambini. Si deve educare alla democrazia in modo compiuto, e cioè a rispettare la vittoria legittima di qualcun altro (sapendo che è grazie alle proprie risorse che un domani si potrà ottenere una rivincita), ad ascoltare prima che a sbraitare, a non danneggiare i beni della comunità, a condividere pensieri e preoccupazioni anziché coltivare odio e rancore.

Per fare ciò non serve programmare attività complesse. Basterebbero, banalmente, attività ludiche e un grande senso di responsabilità nell'esercizio della professione, qualsiasi essa sia.


© 2020 Angela Carta. Tutti i diritti riservati.
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