
Ho partecipato al mio primo thinkathon!
Buonasera a tutti,
alla vigilia di un nuovo weekend, approfitto delle energie residue dopo questa giornata di lavoro per raccontarvi della mia esperienza al thinkathon organizzato da GoodGame Italia e tenutosi il giorno 8 Ottobre.
Intanto, a cosa serve un thinkathon? Cos'è?
Il thinkathon è una sorta di enorme brainstorming che non include, nel dibattito, solo i membri di un certo team ma anche esperti esterni che possono, con il loro know-how e con le loro conoscenze, contribuire a facilitare la comunicazione e il flusso di idee.
Al centro di un thinkathon c'è sempre un tema più o meno specifico, che però può essere articolato ed esplorato in modi differenti e secondo vari punti di vista.
I videogiochi come strumento di crescita personale al centro
L'idea alla base del thinkathon organizzato da Ex Idea e Civiltà Digitale mi ha trovato sin da subito perfettamente allineata. Se pensiamo ai più moderni studi attorno ai videogames non possiamo ignorare l'attenzione al tema dello sviluppo di competenze trasversali e abilità attraverso il gaming. Non si può inoltre far finta che non esistano progetti interessanti come Edugamers For Kids, che ha reso possibile la nascita della figura dell'edugamer, o quelli finalizzati all'uso di Minecraft nelle scuole (qui un interessante progetto di ricerca di INDIRE).
Il thinkathon è nato dunque dalla consapevolezza che il medium videoludico ha una forte identità e dignità, non seconda a nessun altro linguaggio audiovisivo.
Come si è svolto?
Data l'enorme adesione, tutti noi partecipanti siamo stati divisi in tavoli "sotto-tematici". Purtroppo, la prima fase della maratona è stata ostacolata da fastidiosi problemi tecnici, a causa dei quali molti di noi sono stati "buttati fuori" dalla piattaforma o dal tavolo di riferimento, senza possibilità di rientrare. Quando le problematiche sono state poi risolte, ognuno di noi "fuoriusciti" è stato reindirizzato in un gruppo, che sfortunatamente è risultato in diversi casi differente dal precedente.
Insomma, un lavoro di rete non da subito risultato efficace ed efficiente.
Tuttavia mi è andata bene. Sono stata re-inserita nel gruppo ideale per un'educatrice. Il mio gruppo si doveva infatti occupare di sviluppare un'idea per diffondere una cultura positiva del videogioco, sensibilizzando famiglie, insegnanti e il resto della società civile.
Ora... non si tratta certo del tema più rapido e semplice.
Avevamo a disposizione sessioni di lavoro della durata di mezz'ora, al termine dei quali il tavolo si scioglieva per "rientrare" in auditorium.
Vi lascio qui il video del commentary per darvi un'idea di cosa intenda per auditorium.
Le idee emerse sono state frutto di elaborazioni tra perfetti sconosciuti, un momento di bellissimo scambio di conoscenze e di incontro.
Posso dire che alcune idee mi sono sembrate davvero troppo ambiziose, ma lo dico da educatrice, che tocca con mano ogni giorno la vita di molte famiglie e vive con profondo interesse le vicende politiche e sociali del nostro paese.
Si è arrivati, dopo molte riflessioni e analisi, ad un'idea interessante: creare una campagna di sensibilizzazione ministeriale.
Mi sento particolarmente fiera di aver sottolineato l'esigenza di un cambio di paradigma nella comunicazione sul tema dei videogiochi: anziché limitarsi a sottolineare le criticità del videogioco - mission del PEGI, che seppur utilissimo è un mezzo con delle limitazioni - occorre evidenziarne anche i benefici. A chi non piacerebbe sapere che un giovane può acquisire un migliore coordinamento motorio o maggiore empatia utilizzando un videogioco?
Insomma, si è fatto tanto terrorismo psicologico parlando di videogames. Ora basta, no?
Devo dire che mi sarei aspettata una maggiore visibilità dei contenuti sviluppati da ciascun gruppo, e invece - ad eccezione di qualche stralcio su Instagram - i contributi restano segretati dalla registrazione. Un peccato.
Considerazioni finali
La mia speranza è che le idee non restino mai solo tali e che non vengano mai lasciate nel cassetto dei pochi che hanno avuto la fortuna di ascoltarle (tra cui i rappresentanti degli sponsor presenti ai tavoli).
Insomma, spero di sentire un giorno che davvero è stata scritta la bozza per una campagna di sensibilizzazione da proporre ai Ministeri coinvolti e che il seme di questo progetto è nato durante un piccolo grande thinkathon, a cui tanti amanti dei videogiochi e professionisti di settore hanno partecipato con passione e senso non solo del piacere ma anche del dovere.