Heavy Rain, uno dei pilastri dello storytelling videoludico
Dopo il mio intervento al Festival delle Professioni Pedagogiche, tenutosi a Novembre, ho pensato a quali pilastri dello storytelling videoludico avessi da provare necessariamente, per aggiungere un ulteriore tassello alle mie conoscenze.
Non ho potuto dunque esimermi dal provare Heavy Rain, titolo del 2010 della francese Quantic Dream, PEGI 18, di genere – appunto – "storia thriller interattiva"/avventura,.
Giocabile in circa 10 ore, con più di una dozzina di finali possibili.
Tutto si svolge in una cittadina americana, terrorizzata dalla presenza di un serial killer, chiamato appunto Killer degli Origami, per la caratteristica di lasciare sulla scena del crimine – come indizio – un origami diverso per ogni vittima. Le vittime sono tutti ragazzi preadolescenti, prima rapiti e poi lasciati morire in una giornata di forte pioggia.
Va detto che, in realtà, non ci sarà neanche un giorno senza pioggia nell'arco del racconto, tranne che nel prologo, utile ad introdurre uno dei quattro volti protagosti della storia, Ethan Mars, la cui famiglia viene sconvolta da un primo drammatico avventimento.
Spesso si suole dire che una delle caratteristiche dei giochi story driven, connotati dunque da una fortissima impronta narrativa, sia la possibilità di modificare il corso della storia in base alle proprie scelte. Ad esempio, in base ad una specifica risposta, che può alterare la relazione con un determinato personaggio.
In questo caso ciò che fà la differenza nel prosieguo della storia, e dunque nel finale che si otterrà, è come si mette in atto una certa azione.
Il
titolo si può giocare sia con controller che con mouse e tastiera.
Io ho scelto questi ultimi, ma francamente mi sento di sconsigliarlo,
un po' allineandomi al pensiero comune di critica e pubblico, che ha
preferito l'esperienza con controller.
Infatti Heavy Rain pullula
di quick time events,
QTE, cioè situazioni che richiedono un uso molto rapido dei
controlli per determinarne l'esito positivo. Tastiera e mouse sono
stati per me in qualche caso un po' limitanti, ma non so se valga lo
stesso per il controller. Anzi, fatemelo sapere nei commenti.
Essendo
un videogioco pensato per un pubblico adulto, è bene aspettarsi
contenuti molto espliciti, che rendono il titolo una delle prime vere
compenetrazioni tra gioco e cinema, a mio parere, proprio perché a
tratti sembrerà di trovarsi a seguire scene di un film,
commentandone anche la resa sullo schermo. Informo i più timidi che,
sì, ci sono diverse scene di nudo.
Altra cosa che potrebbe far
storcere qualche naso: nonostante la profondità del racconto, c'è
qualche buco di trama, dovuto forse a scelte non portate fino in
fondo (leggevo di iniziali risvolti soprannaturali) che però non si
sono tradotte in una revisione della sceneggiatura. Tutto sommato,
non vanno a confondere il giocatore, che potrà godere della storia
al 100%.
Consiglio di provare Heavy Rain perché mette al centro la delicata relazione tra un padre e un figlio e perché racconta – in modo molto semplificato ma pedagogicamente rilevante – come il contesto e le circostanze determinino la crescita di un individuo, portandolo a mettere in atto comportamenti e azioni che gli consentano di sopravvivere ad un trauma, anche con esiti drammatici e disumani. Come ho già detto al Festival, questi titoli non nascono per metterci in contatto empatico col cattivo, ma per lasciarci intuire le dinamiche dietro a certe scelte. L'obiettivo è dunque imparare a valutare in modo razionale quale scelta prendere, quali conseguenze ciò comporti e come impatterà sulla storia, sviluppando così senso critico e una certa morale.
Molto interessante è stato poi il tentativo di dare voce ai pensieri dei personaggi, attraverso la scelta del tutto opzionale di "leggerne la mente" con specifico controllo sulla periferisca usata. Ammetto di aver spesso utilizzato questa feature, lasciandomi anche persuadere da alcuni pensieri nel mettere poi in atto particolari azioni, ad esempio legate all'esplorazione degli ambienti.
Suggerirei di provarlo soprattutto ai colleghi, per gettare il cuore oltre l'ostacolo e provare le emozioni dello storytelling videoludico, in grado di emozionare come un film e farci agire come in una vita vera.
Dettaglio non da poco a chiusura della mia breve disamina: il titolo supporta la lingua italiana sia audio che scritta. Io ho preferito giocarlo in inglese, ma sta a voi scegliere.