Harold Halibut, cosa rende un posto casa?

01.06.2024

Questo mese vi parlo di una storia speciale, un videogioco che entra nel cuore e fatica ad uscirne, lasciandolo pieno di tenerezza e dolcezza. Sto parlando di Harold Halibut, sviluppato da Onat Hekimoglu ed edito da Slow Bros nel 2024.

Cos'è Harold Halibut? Si tratta di un'avventura grafica, realizzata con la tecnica dello stop-motion in un arco temporale di circa dieci anni. A mio parere, il risultato finale è assolutamente apprezzabile, non solo dal punto di vista grafico ma anche sonoro (con una colonna sonora godibilissima e perfetta cornice al racconto) e narrativo.

La storia è questa: negli anni della Guerra Fredda un piccolo gruppo di uomini, in rappresentanza dell'intera umanità, grazie alla corporation chiamata All Water Corp, lascia la Terra i cui giorni sembra ormai contati. La nave, una vera e propria Arca di Noè, viene chiamata Fedora I e il suo compito è trovare un nuovo pianeta da colonizzare e chiamare casa.

I concetti di casa e famiglia sono centrali in questo racconto. Non solo perché per moltissimo tempo i membri di questa nave hanno potuto contare solo gli sugli altri per sopravvivere, ma anche perché - a causa di imprevisti - il pianeta su cui finiscono è fondamentalmente ricoperto solo d'acqua, senza terre emerse, costringendo tutti a riorganizzare la vita su Fedora I trasformandola nella propria casa. 

Sono stati dunque costruiti negozi, alloggi, un servizio postale e uno di trasporto da una sezione all'altra della nave, una sorta di metropolitana alimentata dalla spinta dell'acqua che rende gli spostamenti più semplici e ha consentito di sfruttare pienamente gli spazi a disposizione. La convivenza si basa sull'aiuto reciproco, sulla condivisione, senza perdere però quegli aspetti tipicamente umani che in alcuni casi ci rendono una specie poco gradevole da incontrare, come il racconto rivelerà.

Molte vite sono nate su Fedora I, vite che non hanno mai conosciuto la sensazione della terra ferma sotto i piedi, del cielo sopra la testa, del vento fresco tra i capelli. Molti sono nati e cresciuti su Fedora I ed è la loro casa, l'unica realtà mai sperimentata.

Tra queste persone c'è il protagonista Harold, un ragazzo tra i venti e i trent'anni di cui si sa molto poco. Si intuisce che non abbia genitori, perché viene di fatto cresciuto e sostenuto da Mareaux, la scienziata più anziana su Fedora. 

Harold è un eroe inaspettato, perchè riservato, un po' introverso, cullato da una routine che di fatto gli sta stretta ma a cui si è adattato come tutti quanti per sopravvivenza. Ha spirito, ironia, e non disdegna le piccole chiacchierate con gli altri membri della comunità, tuttavia non si può dire che consideri davvero qualcuno come amico.

Ma sarà proprio Harold a cambiare il destino di questa piccola cerchia di uomini e donne, con la sua curiosità e la sua voglia di scoprire cosa ci sia oltre le fredde e grigie pareti della nave che li accoglie. Harold è dunque la rappresentazione della tarda adolescenza, del bisogno di evadere e credere che qualcosa di splendido si possa ancora desiderare. Harold rappresenta la ricerca: la ricerca di affetti veri, di una vita appagante, di responsabilità che lo facciano sentire davvero utile e apprezzato, è alla ricerca di sè, delle proprie capacità, delle proprie inclinazioni, di qualcuno che creda in lui.

Credo che il concetto di casa, e di voglia di costruirne una, sia il centro di questa splendida avventura narrativa. I dialoghi sono brillanti, profondi, con scelte multiple non banali. Ho apprezzato le cut scenes, in grado di raccontare perfettamente diversi eventi in fase svolgimento grazie a brani musicali scelti con una certa accuratezza. Ci si sente lì, parte del racconto, a Fedora, faticando e ingegnandosi con i protagonisti.

Poiché la narrazione è la linfa di questo videogioco, non ci si deve aspettare grandi puzzle o complicazioni di ogni sorta. La volontà è quella di indirizzarci spediti verso la conclusione del racconto, senza metterci troppi bastoni tra le ruote. 

Si arriva al finale di questo titolo colmi di tenerezza per un arco narrativo che ha consentito al nostro eroe di sbocciare come un fiore nel deserto, diventando un uomo maturo, che ha finalmente capito cosa lo rende felice e quale direzione dare alla propria vita. Non mi commuovo facilmente di fronte ad un videogioco, ma vi garantisco che si arriva a fine avventura col cuore pieno di gioia, come se un nostro amico avesse finalmente raggiunto la felicità.

Mi sento di consigliare questo titolo a chiunque si senta un po' perso in questo momento, in cerca di una strada. E' un titolo che fa riflettere sull'importanza di non restare bloccati, perché ogni piccolo passo è l'inizio di una grande e meravigliosa storia.

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