Dopo il 25 Settembre: un commento post elettorale

26.09.2022

Bassa affluenza, crisi identitarie e altre questioni

Mi ritrovo, come promesso, a commentare queste elezioni. Credetemi, non voglio farne una questione personale, perché, come ovvio, ho un mio orientamento politico ma non credo interessi a nessuno.
Mi limiterò a dire la mia nel modo più rispettoso possibile. Essere oggettivi è in questi casi una bella sfida.

Primo Presidente del Consiglio donna?

Insomma, è un tema. Ascoltavo ieri sera Marianna Aprile su La7 (programma tv: Propaganda Live) dire alcune cose interessanti. Al di là di come la si pensi, quante donne vorrebbero affacciarsi alla politica ma hanno paura di non avere la possibilità di emergere, in un mondo ancora tremendamente maschile?

Certo, non si può dire che vada bene qualsiasi donna purché si governi, ma sapere che ce la si può fare, che i posti di comando non sono ad uso e consumo esclusivo di un uomo è comunque importante. 

Poi, se la donna in questione si battesse davvero per le donne (citando un po' Elly Schlein) sarebbe meglio e opportuno, ma che la Meloni abbia portato a termine una missione semi impossibile va detto. Ora speriamo solo non pensi che tutte le donne, per essere tali, debbano essere ben disposte a procreare e ad essere pie mogli cristiane.

Post Elettorale = Post Apocalittico?

Condivido, come molti di voi, preoccupazioni legate alla tenuta di alcuni diritti.

Dentro di me desidero pensare, comunque, che se la vittoria della coalizione di Destra (Fratelli d'Italia, Forza Italia, Lega) avrà un impatto sul raggiungimento di nuovi traguardi di civiltà (penso a scelte nette sul tema del fine vita, ad una regolamentazione sulla coltivazione di marijuana ad uso personale e terapeutico, allo ius scholae, ai matrimoni per coppie omosessuali o all'adozione per single) non si arrivi ad uno smantellamento di diritti ottenuti a suon di lotte e sofferenze, oltre che consolidati (penso alla Legge 194, ad esempio). Semplicemente non conviene loro agire su questi temi. Non hanno la giusta sensibilità politica.
Non ci si aspetti, insomma, che l'Italia si metta su un virtuoso percorso di garanzia di diritti. Sarebbe come chiedere al Papa di distribuire preservativi in giro per l'Italia. Possiamo se mai sperare che non tocchino diritti già tutelati e regolati.

Più probabilmente la Destra resterà ferma, almeno nella prima parte della legislatura. Si occuperà di altro e agiterà poco le acque, per non rischiare di affondare. D'altra parte, ispirarsi ad Orban o a Putin non porterebbe nè soldi nè rispetto, in Europa. 

Ok, per ora sui diritti nessun passo avanti e (si spera) indietro, ma come la mettiamo con l'astensionismo?

Vi ho caricato qui due Tweet a caso tra i molti che hanno annunciato le alte vette di astensionismo viste in questa tornata elettorale.

Non si può che restare colpiti. Circa il 37% degli aventi diritto non ha votato.

Perché è accaduto ciò? 

Mi spiace, questa volta l'unica motivazione non può essere il disinteresse totale degli elettori di fronte a questo diritto e dovere civico, espressione della nostra voce in questa grande democrazia.

In realtà altre opinioni si stanno levando sul web e raccontano un altro volto dell'astensionismo: l'impossibilità di chi vive fuori sede di votare presso il proprio domicilio, non potendo raggiungere la città di residenza.

Pensiamo alla moltitudine di insegnanti precari e altre categorie di professionisti che - per lavoro - vivono lontani da casa. Pensate a quanti, pur volendo raggiungere la città di residenza, non si sono potuti permettere di affrontare le spese di viaggio.
(Ah, pensate anche a chi non ha potuto votare a causa di vicissitudini "climatiche", per così dire...)

Non poche persone, ne sono certa. 

Non sarebbe forse il caso di rivedere questo meccanismo escludente?

Qui si fa un gran parlare di vincitori e vinti, ma chi può dire di aver vinto davvero con consensi così limitati rispetto alla moltitudine di aventi diritto al voto?

Poi, certo, problemi di identità partitica e di sfiducia verso la politica ci sono ancora.

Insomma, queste coalizioni hanno davvero convinto gli elettori?

Se a Destra emerge una certa omogeneità sui temi (sicurezza del territorio, flat tax, stop alla Legge Fornero, difesa dei valori "occidentali") - nonostante differenze anche importanti emerse proprio durante la campagna elettorale e gelosie tra leader - a Sinistra sembra di camminare al buio e scalzi, col rischio di sbattere il mignolo allo spigolo del comodino. C'è una totale assenza di leadership.

Si può dire senza troppa timidezza che il Movimento Cinque Stelle, redivivo, abbia tentato di sostituirsi alla Sinistra e ci sia pure abbastanza riuscita (a giudicare dall'esito positivo e inaspettato delle elezioni).
Difesa forte di uno zoppicante, ma vivido esempio di assistenzialismo, reddito di cittadinanza; promessa di un salario minimo garantito; tutela del superbonus al 110%, etc... Questi, i cavalli di battaglia.

A Sinistra ci si sarebbe aspettati più attenzione almeno sul profilo dei diritti, eppure la paura di essere fuori luogo "perché agli Italiani interessano solo le bollette" ha bloccato qualsiasi dibattito. 

Cosa accadrà?

Difficile dirlo. Ma non convinciamoci che sia la fine del mondo. Dobbiamo credere che la politica voglia prendersi cura di noi. Non arrendiamoci all'idea che vogliano rovinarci.

Se mai dovessero provarci, sapremo come rispondere.

Angela


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